RepTalks
Riflessioni, stimoli e punti di vista su personal branding e brand reputation.
Uno spazio in cui manager, opinion leader e professionisti di diversi mercati discutono in modo informale del presente e del futuro delle reputazioni.
La gaffe di Adidas: come dimenticarsi di Monaco 1972?
Puoi celebrare le Olimpiadi di Monaco 1972 con un nuovo modello di sneaker vintage, dimenticandoti Settembre Nero e la tragedia di quei Giochi? Sì, se scegli Bella Hadid, la modella meno adatta per fare da testimonial. Adidas però ci mette la faccia, si scusa e ritira la campagna.
Alessandra Pilia (API): le associazioni di imprese e la centralità della reputazione
Un’associazione di categoria funziona al meglio se diventa una sorta di agorà, che favorisce incontri, confronti e networking tra imprenditori. E anche il mondo delle piccole industrie manifatturiere non può mai trascurare il ruolo decisivo della reputazione.
Patrick Trancu (Crisis management advisor): il crisis management e le tante reputazioni
Dai tanti rischi di chi sottovaluta la brand reputation alla centralità dei valori aziendali nella costruzione e difesa della reputazione. Ne abbiamo parlato con Patrick Trancu. E se iniziassimo a parlare di reputazioni al plurale?
Nuove ombre sul fashion: in amministrazione giudiziaria anche Manufacturers Dior
Si allarga l’indagine per presunto caporalato che ha già coinvolto Armani Operations. Questa volta tocca a una griffe non italiana, ma le circostanze sono le stesse: la produzione di borse firmate Dior, in commercio a oltre 2.000 €, finisce subappaltata a piccoli opifici che non rispettano né la sicurezza né i diritti minimi dei lavoratori.
Alessandra Mazzei (Università IULM): accanto ai giovani contro la paura di sbagliare
Una cultura positiva dell’errore si crea sui banchi di scuola insegnando ai giovani a non avere paura di sbagliare, a essere consapevoli delle loro fragilità e a non cadere nella trappola della performance a tutti i costi. Per questo, oggi più che mai, occorre affiancarli.
Il cemento francese di Lafarge perde la faccia per gli accordi con l’ISIS
Oltre 13 milioni di euro a gruppi armati in Siria: è quanto ha pagato Lafarge tra il 2013 e il 2014, per tenere aperto uno stabilimento in Siria. Lafarge ha già pagato una multa di 778 milioni di dollari per “supporto materiale a gruppi terroristici”, ma i processi continuano, con nuove cause civili intentate da vittime dell’ISIS e dalle loro famiglie.